sabato 30 giugno 2007

SENTIRSI DISPENSABILI

Ultimo giorno di lavoro, proprio quando penso che "nessuno è indispensabile in un'azienda" e che tutti i dipendendi vanno e vengono come vento senza lasciar traccia, ecco che un cliente dell'albergo mi stupisce. Durante la mia ultima doccia ho cagato il rospo a questo cliente con cui scherzavo spesso, ero curioso di conoscere la sua reazione. Non è riuscito a trattenere tutto il suo rammarico per il fatto che non mi avrebbe piu' rivisto, anzi era piuttosto inusuale tutto quel giro di parole, quel contatto con le mani.. avrei voluto dirgli: vuoi scoparmi non è vero? Però ho lasciato perdere, era lampante.

Non so bene come ma dopotutto sono riuscito a trovare il lato positivo delle cose,intendo senza lasciarmi scivolare tutto addosso, non mi abituo alla merda, meglio piuttosto capire se ciò che stai facendo ha una qualche utilità futura.E ne ho trovate, sintetizzando: personaggi curiosi da assorbire;farsi un bel fisico, nuotare tutti i giorni; camerieri fighi che gironzolano. Ma anche cose secondarie e sagge (leggi: barbose) come ad esempio assumersi responsabilità (tipo arrivare sempre in ritardo al lavoro) parlare con i clienti in inglese e scoprire che tutti quei testi delle canzoni di bjork e quelle interviste tradotte si sono rivelate utili, e resistere a giornate di 12 ore rinchiusi in quel posto. In quel micromondo.

Ecco questi sono alcuni dei motivi per cui -forse- ritornerò per il mese d'agosto.

Ora mi concentro sulle mie letture, sulla ricerca della casa a bologna per l'università (a ottobre mi trasferisco) e - cosa piu' importante - sull'organizzazione per raggiungere la mia amica Perla a Bilbao.

mercoledì 20 giugno 2007

fotografia della fame

domenica 17 giugno 2007

Francesco Cafiso

Ieri mi trovavo ad Orsenigo, un paesino di pochi abitanti non troppo distante da como. Ero con mio padre con cui ho passato una serata magica, il merito è di uno stregone, un saxofonista. Francesco Cafiso. Uscito dal lavoro l'avevo raggiunto senza cenare - se non si considerano i grissini accortamente lasciati sulle seggiole della piazzetta, di cui naturalmente ho fatto scorpacciata.

Sul palco erano in quattro, c'era un pianista che con le sue dita pareva imitare la pioggia, uno stillicidio di note, distinte,infilate velocemente una dietro l'altra, formavano un liquido che ricadeva sul contrabbassista.

Alcuni sanno che il contrabbasso è il cuore della band, il suo pulsare da vita e corpo alla musica, in un primo momento mi parevano semplicemente corde poi tavole di legno, ma erano vene entro cui anzichè scorrere sangue v'erano suoni acidi, frizzanti, fiammeggianti!

Il batterista sembrava viaggiasse su un mezzo di trasporto invisibile a noi del pubblico, lanciandosi prima a destra poi a sinistra, incessantemente con quelle sue bacchette tra le mani, pareva inviare scariche elettriche al sax di Cafiso che prontamente si voltava rincarando la dose musicale in fraseggi fulminei.. Elettrici!

Come posso descrivervelo se non dicendovi che suon il sax come se fosse l'estensione della sua voce? Cantava con estrema tecnica ed è l'equivalente di ciò che si può fare con le parole, poesia. Lui è riuscito, come i grandi artisti, a rendere con semplicità tecnicissimi virtuosismi.


Anche il cielo ad un certo punto pareva volesse partecipare al concerto, tuonando a piena forza. Persino un cane abbaiava, poichè è l'unico suo modo per esprimere rabbia o gioia, poverino.. si sarà sentito frustrato a non poter comunicare la sua gioia in altro modo.

In cielo le stelle limpide di quando in quando credevo ci sarebbero cadute addosso, scaraventandosi in quel movimento musicale centripeto e centrifugo che si accendeva e spegneva, oltrepassando la carne come lance. Era fuoco!Tutto bruciava lì dentro, e il mio cuore si è scongelato.
Grazie Francesco.

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venerdì 15 giugno 2007

LA CHIAVE

Mi sento lontano dalla mia generazione. Il senso di non appartenenza al tutto si traduce nel senso di appartenenza al nulla. Sono il fondatore del gruppo piu' esclusivo. Così selettivo da non permettere a nessuno di accedervi. Sono una scatola di cui tutti hanno scordato l'esistenza e la chiave è in fondo al cassetto, sotto penne e fogli e piccoli oggetti inutili dimenticati.
Forse non sono la scatola, sono la chiave. Ogni volta che qualcuno apre il cassetto e vedo la luce qualcuno ci infila altro materiale che mi seppellisce in quella piccola tomba.

All'inizio tentavo solamente di distinguermi da tutti, poi ho tentato di invertire rotta ma il risultato è un confuso mischiarsi di conformismo e anticonformismo e crudo realismo soprattutto. Oltre alla solitudine cronica naturalmente.

Vi svelo un segreto: Riesco a vedere oltre le maschere. E' una specie di difetto perchè non mi consente la meraviglia dell'illusione quando incontro qualcuno che ne indossa una. Che sia da intellettuale o alternativo, oppure da cattivo ragazzo o da crocerossina.
Gli occhi e la voce non mentono.

In questi giorni ho scoperto che il clima è sfavorevole alle città del nord italia, il periodo di siccità, di bassa pressione e di assenza di venti ha reso l'aria irrespirabile. Ce ne eravamo accorti un po' tutti. Una nuvola di putridume tossico che si è infilato nelle nostre narici, sporcando irrimediabilmente i nostri polmoni. Il nostro respiro non sarà piu' come da bambini. A volte i bambini non hanno già piu' il respiro dei bambini, tosse e asma rovinano le corse nei prati rincorrendo il pallone o la mamma, o il papà o.. due mamme o due papà.

L'inquinamento è la morte invisibile per migliaia di persone, un po' mi spaventa e mi intristisce, ho il mito dell'uomo in contatto con la natura, rispettoso e amorevole.

Sto leggendo kafka e Moravia, sto guardando film di Wong Kar wai, adoro i suoi personaggi solitudinari nelle metropoli. Le metropoli sono come una bestia piena di tubi, che emette fumo, con mille occhi luminosi e strade come braccia aggrovigliate che trasportano la gente. Tutti così vicini e tutti così soli, nei loro club esclusivi, di cui nessuno conosce la chiave d'accesso.


Vi saluto.

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lunedì 11 giugno 2007

LE NUOVE FAINE

Ok ne ho già parlato dello shopping maniaco compulsivo. Ma oggi ho esagerato di nuovo spendendo piu' di 400 euro. Così sono andato da mia mamma e le ho rivelato il fattaccio e lei mi sorride e mi fa: bravo! E io: come bravo?! Cercando di ridestarla nel suo ruolo di madre autoritaria e con la testa sulle spalle: Non dovresti dirmi che ho speso troppo? "neanche per idea, hai lavorato!Te lo meriti!".

Ho la sua benedizione, quindi direi di continuare dimenticandoci che ho speso troppo.

Fuori sta piovendo e io sto ascoltando gli Animal Collective con l'album che preferisco tra i loro: Fees uscito nel 2005, in questi due giorni mi sono riposato, ho avuto domenica e lunedì liberi, ieri sera sono uscito con dei colleghi e ci siamo fatti un po' di risate coalizzandoci contro i capi e capetti vari.

Ma ancora mi chiedo come mai alcune persone adulte possano essere tanto infantili e comportarsi nei modi piu' abbietti pur di difendere "il proprio recinto" ovvero il luogo in cui si è sempre stati. Mi riferisco ai miei capi e capetti che trattano male i "nuovi arrivati", con la solita diffidenza di chi crede che "sei qui a rubare lo stipendio". Mentalità tipicamente contadina-operaia del comasco? Dov'è la radice marcia di questa mentalità assurda?

Siamo tutte faine che attentiamo al recinto delle galline dalle uova d'oro.
Comunque da questo fatto negativo ne viene uno positivo, ovvero che noi nuovi arrivati - in tutto siamo 5 - abbiamo subito fatto amicizia tra di noi. Ironia della sorte mi sono ritrovato a lavorare con persone che già conoscevo superficialmente.

Questo è un post inutile lo ammetto. Mi avete beccato, sono la vostra faina.

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