martedì 24 giugno 2008

la par tòt parade 2008





le altre foto su flickr. :) ciao

sabato 21 giugno 2008

inutilità

sono stanchissimo e non ho gli occhiali quindi troverete il doppio degli errori ortografici. ma chissenefrega.
SOno appena tornato dalla Par Tot parade, una parata con centinaia di ragazzi che si sono travestiti da mimo, danzatori, chi si è portato ogni oggetto percussivo possibile e ha improvvisato una musica tribal-brasiliana per via saragozza fino a villa serena. Io non sono continuato fino alla fine, non ce l'ho fatta, troppo stanco per ballare o muovermi, ho fatto delle foto e le pubblicherò quando troverò il fottuto cavo nikon.
A parte i dolori alla schiena e ai piedi è stato un pomeriggio veramente bello.
Mi ci voleva dopo tante brutte notizie.

lunedì 16 giugno 2008

questione di soldi

Le nubi di bologna in questi giorni sono importate direttamente da londra, così come la pioggerellina che mantiene i nostri vestiti umidi. Il clima è altalenante come i miei sbalzi di umore. Lo zucchero sta sprofondando pesante sotto la superficie di latte del mio cappuccino. E' curioso che lo bevo sempre con il cucchiaino nella tazza da quando sono piccolo e questo scatena sempre una certa ilarità condivisa. Sto ascoltando ryoji ikeda con duplex mentre scrivo.

Il barista si agita sudando dietro al bancone, tre ragazzi chiedono un caffè, di cui uno shakerato e un frappè. Il barista è agitato non guarda negli occhi nessuno e sembra che parli da solo quando cerca di riassumere le ordinazioni: "dunque facciamo un consulto" cerca di riassumere tutte le sue forze per concentrarsi ma qualche sostanza corroborante gli sta impedendo lo sforzo neuronale.
Poggia in ordine una tazzina "per un caffè normale", un'altra piu' grande "questa per il cappuccio" con inimmaginabile velocità nevrotica poggia il bicchiere di vetro che si spacca nella sua mano. Le gocce di sangue disegnano un motivo sul bancone bianco. Sputa qualche porco dio sottovoce.

Vorrei andare al concerto dei radiohead ma l'idea di dovermi organizzare è troppo pesante, non so che cosa deciderò ma sarà come sempre una di quelle decisione prese all'ultimo minuto. Si tratta di prendere il treno 20euro, andare a milano e cercare un biglietto per il concerto piu' o meno 50 euro, poi ritornare a casa, altri 20 euro. Sempre se sono ospitato dalla sorella. E poi al concerto ci sarà troppa gente, e quando dico troppa intendo cani e porci.
I radiohead sono uno di quei gruppi musicali che piacciono a tutti per via dell'equilibrio tra alta qualità e orecchiabilità. E poi ci sono le chitarre. A tutti piacciono le strafottute chitarre.

domenica 15 giugno 2008

niente nostalgia

In questi giorni sto seguendo il Biografilm a Bologna, sono accreditato e questo mi consente di vedere due o tre film al giorno senza dover pagare. I film che ho visto in questi giorni sono per la maggiorparte riguardanti il mondo che ruota intorno alla factory di warhol, la new york anni 60.70, la droga, la gente che frequentava gli ambienti underground. Non sempre sono rimasto soddisfatto della qualità dei documentari, spesso costruiti sulle basi di racconti aneddottici di conosciuti o sconosciuti disadattati che in quel periodo passavano il tempo a drogarsi - quindi anche i ricordi sono pochi e distorti- e brillavano di luce riflessa da Warhol. Senza di lui (cioè come accadrà anni piu' tardi) moriranno tutti, e quelli vivi vivranno in modo degradante, incapaci di badare a loro stessi.

Spesso sono racconti idealizzanti, per nulla critici e del tutto nostalgici. Tralasciando per un attimo il discorso Factory sono rimasto piacevolmente colpito dal documentario girato tra il 67-68 da peter whitehead "the fall" che mostra la società delle immagini americana di quegli anni con tutti i suoi problemi e contraddizioni, dalle lotte per i diritti civili, a quelle contro la guerra in vietnam alle contestazioni collettive degli studenti.

Mi domando che avrei fatto io trovandomi in una situazione prolifica, quasii da tabula rasa dove la volontà comune è cambiare l'ordine costituito, dove le arti le generazioni collaborano, tra pop, beat e punk. Che sarebbe successo?
Poi mi dico che in realtà non mi importa così tanto, che a me interessa il futuro piu' che il passato e il passato mi serve proprio per capire ciò che accadrà o ciò che accade. Non mi piacciono i nostalgici.

giovedì 12 giugno 2008

IO SONO QUI PER BALARE!

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mercoledì 11 giugno 2008

LO STATO MOLESTO?

Quando la laicità dello stato diventa un discorso sterile distaccato dalla realtà dello strato sociale non si ottengono risultati di sorta.

ieri sera ho partecipato più o meno passivamente ad un convegno sulla laicità organizzato in vista del gaypride 2008. Il titolo era illuminante: "il posto delle chiese" come sottotitolo il ruolo delle religioni nella sfera pubblica.

Mi aspettavo gli intellettuali promessi nel programma tra cui un islamista e sociologo khaled fouad Allam, un matematico Piergiorgio Odifreddi e invece si sono presentati solamente una teologa valdese (Maria Bonafede), un vignettista (Sergio Staino) ed un filosofo (Paolo Flores D'arcais). Quindi il lato intellettuale del discorso era già messo a rischio da una rappresentanza esigua della categoria. Pazienza mi sono detto che ormai ero lì e poteva pur sempre essere interessante, decido quindi di rimanere.

Senza nulla togliere alla simpatia di Sergio Staino (anche la mia portinaia è simpatica ma non si mette a fare convegni sulla laicità) che ha aperto il discorso con una serie di aneddoti -per altro persino divertenti - sulla sua vita tracciando un percorso - abbastanza fuori tema per alcuni versi- sui suoi rapporti familiari e lavorativi nel corso degli anni. Niente di piu' noioso per me che non ho un culto personale per il vignettista, quindi lo show "tutto su Sergio Staino" non era convegno a cui avrei voluto partecipare.

La presunta affinità elettiva tra la sua regione natia- la toscana- e la laicità non mi ha convinto molto, così come era claudicante il discorso sulle vignette satiriche, si poteva dire molto di piu' anche alla luce di fatti attuali sulle irriverenti "vignette anti-islamiche" e sulla strumentalizzazione politica che se ne fa, sia da una parte - quella dei muezzin- sia dall'altra quella dei "laici libertari" .
le vignette satiriche
Il discorso poi è molto piu' interessante se si considera il contesto di tali vignette, i loro autori (tutti molto diversi, alcune vignette sono valide e appartengono appunto a quel sistema di cultura della derisione del potere che si deve salvaguardare, altre sono strumenti per una propaganda politica di destra chiusa e asfissiante). Non si può quindi solo parlare del caso personale e delle vignette che si fanno in italia sul papa perchè questo discorso non riguarda solamente l'italia, anzi riguarda sempre piu' tutti gli stati membri dell'Unione Europea, e comunque non riguarda solamente la religione cattolica.

Ciò che maggiormente mi ha lasciato perplesso era il titolo, questo "posto delle chiese nella sfera pubblica" è interessante da analizzare. Anzitutto perchè non esistono solo chiese ahinoi, esistono moschee, esistono sinagoghe, esistono templii buddisti, e comunque chiese rimanda in Italia ad una sola ovvero quella cattolica, ma ci sono anche le chiese protestanti, le chiese valdesi e quant'altro.. E poi qual'è questo posto? E' piu' giusto semmai parlare di piu' posti, quelli che si sono presi nella sfera pubblica appunto, onnipresenti in ogni discussione politica, complice la connivenza con un sistema politico che ha gli stessi rappresentanti da 30 anni, e tutte le altre religioni vogliono anche loro "giustamente" una fetta di queste distribuzioni di potere, tra vari concordati e servilismo confessionale dello stato.

Insomma non si può piu' dare tutta la colpa alla chiesa cattolica, anche perchè il nostro strato sociale è cambiato negli ultimi anni ed è destinato a forti mutamenti, non si può piu' parlare di uomo bianco cattolico bensì di una sempre maggiore apertura alla multietnia e a tutte quelle persone che provengono in flussi migratori da luoghi con sistemi politici spesso totalitari e religiosi (teocrazie come l'iran o arabia saudita) o dove le libertà individuali sono appena rispettate. E' notizia recente quella del divieto di infibulazione femminile in Egitto.


Quindi abbiamo detto non una sola chiesa, ma vediamo anche quel "... il ruolo nella sfera pubblica" poichè è impensabile ragionare solo in sfera pubblica e non in quella privata, è un inganno una truffa perchè i confini sono labili. Il grande paradosso di una democrazia liberale è quella di indietreggiare di fronte a temi di libertà individuale però legiferando, e quindi in realtà intervenendovi seppure per lasciare spazio alla persona di scegliere in materia.

Alla mia domanda al filosofo Paolo Flores D'Arcais "qual'è il limite della laicità sulla sfera delle libertà individuali" lui mi ha risposto che non capiva, la domanda per lui non era da porsi perchè indossare un costume, una "divisa" (si parla di velo, di croci, etc) fa a pugni con la cultura laica che deve reagire impedendo che questo accada con una forza pari o maggiore. Insomma questo Aout Aout o con il velo o contro non mi ha convinto per nulla. Anzitutto di islam (se parliamo di islam, ma possiamo benissimo fare il discorso con ogni religione) ce ne sono diversi, non è un monolite e quello moderato non è quello fondamentalista. Perchè quindi mi pongo il problema se quel velo alla studentessa francese devo toglierlo o meno, perchè per quanto mi possa o meno infastidire, per quanto sia (nel contesto europeo odierno) un simbolo di allontanamento dai miei valori irreligiosi, io non posso interferire sulla sua libertà individuale.

Se per la sfera pubblica non ho nessun dubbio sul liberare i luoghi di tutti da elementi religiosi per quella privata la mia coscienza laica si ferma. Nello stesso modo in cui le leggi sono fatte senza tenere conto dell'esistenza di Dio (in una laicità che non è L'italia) i simboli religiosi devono rimanere in quel posto adatto ad una sfera individuale e personale, intima come la religione. (Ricordo la plateale conversione di coscienza di Magdi Allam in diretta tv direttamente da Benedetto XVI)

Però il problema rimane. E' giusto impedire ad una persona di indossare i suoi status symbol religiosi? Non dovrei anzi rendere possibile che scelga se indossarli o meno, ma sono fatti suoi se decide di preferire una fede religiosa a dei valori laici? Perchè D'Arcais dice "non esiste un laicismo solo, ne esistono molti e non si può parlarne come se fosse il sostituto di un Dio perchè non lo è" e poi mi risponde "il problema non si poneva quando la gente aveva solo una catenina con la croce ma c'è ora con le altre religioni". E quindi? Lo scontro non è piu' tra cattolici e non cattolici, ma tra religioni vs laicità? Ricorda tanto chi invece fa lo stesso discorso tra cattolici e islamici. O da una parte o dall'altra, e si risponde al fuoco con il fuoco.

ciò che è peccato non è reato
Scegliere quindi di stare tra i laicisti o contro di essi. Peccato però che tra i valori occidentali non esista solamente la distinzione tra stato e chiesa. E' bene non dimenticare le numerose battaglie per i diritti individuali e civili.

La mia coscienza io ateo, laico se vedo un mio compagno di università con una croce, o vestito come un monaco buddista dovrei dirgli: "toglitela!" Non lo farò mai. Naturalmente mi infastidirà quell'esibizione religiosa perchè significa che sono simboli contro tutto ciò che difendo io: l'aborto, la ricerca sulle staminali, le libertà sessuali, di pensiero di parola, di studio (si veda il creazionismo americano ad'esempio), di associazione, l'eutanasia, le unioni civili e via via.. e portano sempre sulla loro pelle il loro sacrosanto diritto di essere in disaccordo con me. Sarebbe ipocrita da parte mia fingere che non mi interessa, che non mi tocca, che ne sono al di fuori. Mi infastidisce - lo ammetto- se vedo delle suore, o della gente che esibisce la sua fede perchè una società secolarizzata seppure credente lo potrebbe fare senza il bisogno di sponsorizzarsi pubblicamente. Concepisco e accetto la libertà religiosa quand'è individuale, quand'è reclamizzata pubblicamente si espone alla mia critica laica, e posso solamente tollerarla, ma non accettarla. Perchè per me sarà sempre qualcosa di negativo.