venerdì 11 maggio 2007

la lettera

VERSIONE LUNGA DELLA MAIL INVIATA AL MIO VICEDIRETTORE:

Sono un dipendente dell’albergo, le scrivo in merito ad una questione che può essere considerata secondaria, ma per quanto mi riguarda non lo è.
Trattasi della fontana d’acqua potabile posta di fronte alla reception del tennis. Succede molto spesso che, per vizio, alcuni soci del tennis lascino volontariamente aperta la manopola dell’acqua della fontanella che finisce direttamente nello scarico, lo spreco in senso economico e del bene in sé è indubbia, da un rubinetto aperto escono 12 litri di acqua al minuto.

Forse i soci dello Sporting Club ignorano che 1 miliardo e 400 milioni di persone del pianeta su 5 miliardi e 800 milioni di abitanti non hanno accesso all’acqua potabile. Soltanto il 0,03% circa dell'acqua totale nel mondo è disponibile in modo immediato come acqua fresca, ovvero potabile, ed è considerata una delle ricchezze più preziose di cui disponiamo proprio per la sua unicità.Sono dell’idea che essere fortunati e vivere nel benessere non debba portare al menefreghismo o all’egoismo.

L’acqua è un bene collettivo e nessun costosissimo club giustifica comportamenti antietici. Naturalmente ho chiesto gentilmente che fosse chiusa la manopola dopo il suo utilizzo, purtroppo non ho riscontrato un atteggiamento propositivo, ho prontamente ricevuto motivazioni onestamente sciocche quali ad esempio: “berla fresca è meglio perciò si dovrebbe lasciare aperto il rubinetto sempre”. Esiste la possibilità di acquistare dell’acqua fresca di frigorifero, se la si volesse bere dalla fontanella basterebbero pochi secondi per rinfrescare l’acqua dalle tubature, non è necessario lasciare aperto un rubinetto tutto il giorno. Ovviamente il personale cerca sempre di chiudere l’acqua della fontanella ma non può sempre (capita che abbia altro da fare).

Come le ho scritto sono “solo” un dipendente, ma come lei saprà benissimo è anche grazie alla cooperazione di dipendenti come me che Villa d’Este funziona, siamo un po’ come quello stillicidio che sgorga dalla fontanella e forma una pozza consistente che non va ignorata. Ironicamente ho notato che molti dipendenti provengono da zone del mondo dove l’acqua è un bene di lusso riservato ad un’elite ristrettissima. Non voglio fare appello solo alla sua sensibilità economica e cadere così nel cliché che vuole gli uomini d’affari attenti solo al denaro (per altro ridurre gli sprechi di questo genere sarebbe un risparmio economico notevole), punto ai suoi principi etici e di difesa del personale.

Ho sperimentato personalmente che la nostra autorità in questo genere di questioni è nulla. Quando si chiede ai soci una collaborazione per autolimitarsi senza privarli di nulla, loro rispondono in modo arrogante oppure voltano le spalle ed è fastidioso per un “addetto al loro divertimento”. Mi è stato riferito che è da sempre così e che puntare ad un miglioramento è un utopia: “tutti se ne fregano”. Mi consideri pure un sognatore.

Le chiedo quindi di attuare una soluzione tecnologica al problema come una manopola a chiusura a tempo, oppure si potrebbe presentare il conto ai soci che confondono un rubinetto con un ruscello.

Forse questa è solo una piccola questione, e sto reagendo in modo sproporzionato ma da una fontanella magari un giorno si passerà ad un’azienda che ha fatto dell’energia pulita e del risparmio energetico un motivo di vanto.


La versione editata è molto piu' corta e senza troppi fronzoli. Vedremo

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1 Commenti:

Blogger Emanuele ha detto...

Ti quoto... Manuel++.
L'acqua è un bene prezioso, e neanche i ricchi snob hanno il diritto di scialACQUArla :-P

Emanuele :-P

12 novembre 2009 alle ore 02:54  

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